ROCCA SAN GIOVANNI- Mettere insieme il sapere con il palato: è l’iniziativa della condotta Slow Food per imparare a conoscere, capire e interpretare il cibo attraverso il racconto che questo porta con sé. Domani alle 19 nella Torre Vinaria della Cantina Frentana di Rocca San Giovanni, Cinzia Scaffidi, direttore del Centro Studi Slow Food e responsabile delle Relazioni Internazionali dell’Università di Scienze Gastronomiche, presenta il suo libro “Mangia come parli, com’è cambiato il vocabolario del cibo”, (Slow Food editore, collana AsSaggi, prezzo di copertina 14,50 euro e prefazione del linguista Tullio De Mauro). Assieme all’autrice saranno presenti Eliodoro D’Orazio, presidente Slow Food Abruzzo e Molise, Carlo Romanelli, presidente della Cantina Frentana, Francesco Sabatini, presidente onorario dell’Accademia della Crusca e la giornalista Licia Caprara che modera l’incontro.
Il volume “Mangia come parli”, già dal titolo lascia intuire che si parlerà di cibo, ma in questo caso lo si fa attraverso un punto di vista inedito e allo stesso tempo di immediato impatto: le parole. Il libro è infatti una sorta di vocabolario del gusto attraverso un viaggio all’interno dei significati di parole come agricoltura, etichetta, mercato, paesaggio, sementi, zappare. Ma ci sono anche le parole magro, tempo, festa e antico, che solo apparentemente non hanno un legame con il mondo del cibo. Usare bene le parole, per Cinzia Scaffidi, significa “muoversi sull’orlo dell’abisso della banalità”. Tanto più se si parla di cibo, aggiungeremmo. “Un occhio attento – scrive infatti il linguista De Mauro nella prefazione del libro – riesce a scorgere nelle parole i fili che le legano non solo ai contenuti che esprimono, ma a noi che le usiamo per parlare e per capire, al nostro modo di vivere, di orientarci”. Quello che fa Slow Food e che ha reso benissimo l’autrice nel libro, è colorare le parole che parlano di cibo di tutti i significati, non solo semantici, non solo letterali, che il cibo comprende. Ecco quindi che, ad esempio, la parola “crudo” diventa una “parola doppia, che parla di preistoria e di modernità, di povertà di mezzi e di raffinatezza di scelte, di immediatezza e di elaborazione. Cotto rassicura e a volte annoia, Crudo agita ma attrae. Ovviamente il termine crudo si usa oggi per designare il consumo non cotto di cibi che invece siamo abituati a consumare previo trattamento termico: […] pesce crudo o latte crudo o carne cruda. […] Tutto quel che viene cotto modifica le proprie caratteristiche, ma nessuno sostiene, per esempio, che verdure, uova o carne di qualità non debbano passare per il fuoco”. Tutto questo e altro ancora è “Mangia come parli”, un percorso semantico fatto di storie, usi, costumi, modi di dire e tradizioni per imparare a maneggiare e padroneggiare sia il gusto che le parole, perché, come dice Carlo Petrini “abbiamo perso il senso del valore del cibo, ed è ora di riappropriarcene”.