Sorprendente l’incontro del 23 marzo, presso la sala della Curia vescovile di Lanciano con il prof. Gianluca Orsola, docente di Lingua Latina e Lingua Greca presso la Pontificia Università Lateranense e di Lingua Latina, Lingua Greca e Letteratura di testi liturgici latini presso il P.I.I. del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, nonché autore di numerosi articoli a carattere scientifico.
Il prof. Orsola ha pubblicato di recente “Longino, il Santo della lancia”, Graphe.it edizioni, il centurione che, secondo la tradizione, con una lancia colpì Cristo morente al fianco, da cui uscì sangue e acqua. L’autore ha condotto una ricerca attenta e scrupolosa su un argomento poco approfondito, vagliando aspetti letterari, storici, agiografici e filosofici.
La traduzione delle omelie e della “passio” in lingua italiana, oltre ad un’analisi operata sul personaggio attraverso le principali scienze umanistiche, ne costituiscono gli aspetti più originali. Le notizie su Longino, senza un’appropriata cornice, si presentano frammentate e appiattite. È necessario attenersi quanto più possibile ai riferimenti storici disponibili, affinché le informazioni acquistino diversa profondità e spessore nel corso dei vari secoli.
Nell’introdurre la presentazione di Longino, il prof. Orsola spiega che, nell’esegesi, l’identificazione di un unico personaggio corrisponde a tre distinti personaggi degli scritti apocrifi e dei testi agiografici: il soldato che colpì con una lancia il costato di Cristo porta il nome di Longino; il centurione che riconosce la divinità di Cristo dopo essere morto sulla croce, gridando: “Davvero costui era Figlio di Dio”; il centurione al comando della guarnigione a guardia del sepolcro nominato Longino nella “Corrispondenza di Pilato ad Erode”, mentre “il Vangelo di Pietro” lo chiama Petronio.
Scrive Orsola: “Una tradizione medioevale lo vuole inizialmente cieco, ma il fiotto di sangue caduto dal Crocifisso lo rende vedente materialmente e spiritualmente, e credente in Cristo; la tradizione latina e greca lo vuole primo assertore della divinità di Gesù e fra i primi martiri del cristianesimo. Nella tradizione greca ed orientale, Longino è il centurione che professò la divinità di Gesù e ne custodì il sepolcro.
Nella tradizione occidentale Longino è una volta il soldato della lancia, un’altra il centurione. Entrambe le tradizioni precisano che si convertì alla fede degli apostoli: lasciò la professione delle armi e si recò in Cesarea di Cappadocia, dove visse santamente, evangelizzò i pagani e morì martire decapitato. Gregorio di Nissa presentava già il centurione che confessò la divinità di Gesù come l’evangelizzatore dei Cappadoci.
Un secolo dopo il “Martirologio Geronimiano” dà il nome al centurione localizzando la festa di Longino a Cesarea di Cappadocia. Una tradizione medioevale presenta Longino come evangelizzatore di Mantova. Tale tradizione è nata, molto probabilmente, per autenticare la reliquia del sangue colato dal costato di Cristo, conservata, in quella città, nella Basilica di Sant’Andrea”.
Sembra che Longino provenisse dal Medio Oriente e non da Lanciano, come da molti supposto. Tale ipotesi porterà il prof. Orsola ad impegnarsi in una successiva ricerca che possa consentire di avere una più precisa risposta in merito. È comprensibile che una considerazione di questo tipo deluda molti lancianesi, pronti a rivendicare le origini del santo.
Provando a cambiare prospettiva sull’argomento, potremmo non fare di Longino solo una mera rivendicazione di appartenenza ma, come suggerito dallo stesso Orsola, un importante esempio di conversione. La scelta coraggiosa di un uomo preso ad esempio da molti soldati romani, consapevoli dei rischi a cui sarebbero andati incontro. Ma, soprattutto, un importante esempio per tutti coloro che scelgono di rendersi responsabili di una religiosità intesa essenzialmente come etica e non come semplice adempimento.